Da partigiano a presidente dell’Eni
Mattei nasce ad Acqualagna, in provincia di Pesaro, il 29 aprile 1906 da una famiglia di modeste possibilità. Da giovane lascia gli studi ed a quindici anni è già al suo primo impiego come verniciatore; in meno di cinque anni è direttore di una fabbrica con alle dipendenze 150 operai. Nel 1930 cambia attività, diventa commesso viaggiatore, rappresentando prodotti scientifici tedeschi. Poi, con un piccolo capitale e tanti debiti che ben presto paga, crea a Bergamo una fabbrica specializzata, la “Industria Chimica Lombarda”, che resterà attiva, nonostante la guerra, fino al 1943. Dopo l’armistizio, la “sua”scelta: la “Resistenza”, fra i partigiani cattolici, con un posto di responsabilità. Viene arrestato due volte dai nazifascisti e riesce a scampare anche alla fucilazione. Alla fine della guerra il suo nome è popolare in tutta l’alta Italia. Il 12 maggio 1945 gli viene affidato, dal Comitato di Liberazione Alta Italia, la carica di commissario straordinario dell’Agip per l’Italia settentrionale e, nell’autunno dello stesso anno, già membro del Consiglio nazionale della Dc, viene nominato alla Consulta nazionale. Allorché si scopre il metano nella pianura Padana, Mattei ottiene dal ministro Vanoni, in esclusiva, la concessione per lo sfruttamento e la ricerca di idrocarburi su quel territorio.
Nel 1948 viene eletto deputato nella circoscrizione di Milano-Pavia ed appena un anno dopo, quando una sonda dell’Agip, a 1600 metri di profondità, trova a Cortemaggiore un giacimento di petrolio, è in grado di cavalcare la tigre. Incomincia bene la situazione del momento: la scoperta dell’oro nero in Italia può considerarsi un vero miracolo. Nonostante che, qualche mese dopo, l’8 giugno, il ministero dell’Industria cerchi di ridimensionare la scoperta, volendo ridimensionare la stessa figura del dirigente democristiano, Mattei mostra tutto il peso che può avere sul governo. Nessuno riesce a contrastarlo facilmente: la sua linea è accettata dalla Dc, che chiede al Parlamento l’emissione di una legge per affidare, all’azienda di Stato, l’esclusiva delle ricerche e dello sfruttamento degli idrocarburi nella Val Padana. Mattei punta psicologicamente sull’affermazione dello “Stato”affinché gestisca le ricchezze minerarie del suo territorio per farle defluire a vantaggio della collettività.
Dopo una lunga battaglia, il 27 marzo del 1953, la “Gazzetta Ufficiale” pubblica la legge istitutiva dell’Eni: Mattei ne viene nominato presidente. Questa battaglia vinta costituisce una sconfitta non solo per la Confindustria ma anche per il cartello petrolifero internazionale, che, certamente, non gradiva la presenza di un ente statale che cercava di accaparrarsi “monopoli”. I primi scontri sul mercato internazionale l’Eni di Mattei incomincia ad averli nel 1957, quando l’ente di Stato crea le strutture, la rete di ricerca e distribuzione, e necessita sempre maggiormente di greggio.
Si incomincia con la questione del Sahara, un territorio rivelatosi una inesauribile miniera. La Francia in quel periodo tentava di garantirsi lo sfruttamento monopolistico della zona del deserto Algerino (allora colonia francese) e nonostante si trovi di fronte gli ostacoli del cartello petrolifero internazionale e degli Usa, riesce a raggiungere un compromesso. Mattei si inserisce in questa disputa, e fornisce aiuti ai rivoluzionari del Fronte Nazionale di Liberazione, prendendo contemporaneamente contatti con la Libia, i cui territori confinano ad Oriente con il tratto di Sahara dove erano stati rinvenuti i giacimenti petroliferi. In Libia, in quel periodo, regnava sovrano re Idris, e con questi Mattei raggiunge un accordo per la concessione di una vasta area nel Fezzan, ai confini dell’Algeria.
Salvo Barbagallo